lunedì 30 giugno 2014
lunedì 24 febbraio 2014
Tratto da ORIZZONTE 48 inserito da Di Fabbio Luigi sul meetup Senigallia 5 Stelle - Articolo del 23/02/2014 a firma Luciano Barra Caracciolo
Visto che si deve andare a votare per le elezioni Europee. Tanto per gradire. Ma noi non possiamo fare nulla! Siamo inermi!
LA POLITICA ECONOMICA E IL "CAMBIO DI PASSO": A TUTTA FORZA, ROTTA SUL MAELSTROM
Ci
sono dei giorni in cui senti quanto sia profonda l'incomprensione
generale (eccettuati coloro che staranno leggendo questo post...per
definizione), della gravità del problema di democrazia derivante dalla prolungata e profonda disapplicazione, pressocchè totale, della Costituzione (quella
fondata espressamente e sistematicamente sul "diritto al lavoro",
inteso come "piena occupazione", garantito come compito prioritario
dalle istituzioni democratiche della Repubblica).
Una
volta che il corpo sociale abbia passivamente accettato un sistema che
rinviene le sue regole supreme, incidenti sulle vostre vite, in un trattato internazionale di natura economica, legittimando (nelle apparenze procedurali di "investitura", ormai però svincolate dai valori cardine che sono la sostanza costituzionale), l'autoapplicatività delle norme internazionali con prevalenza illimitata sui principi fondamentali della stessa Costituzione, una volta che ciò accada e si consolidi come prassi dell'azione di governo, il liberismo oligarchico può fare praticamente ciò che vuole.
E un simile meccanismo diverrà operante, d'ora in poi, per qualsiasi trattato economico
che intenda (ri)modellare la struttura socio-economica italiana in
funzione di interessi (privati) estranei a quelli considerati al vertice
della scala di valori democratico-costituzionale: e questo perchè con
l'adesione a Maastricht abbiamo varcato la soglia di "non ritorno" e ormai la Costituzione - nella sostanza, al di là delle procedure che appassionano i nostri media e la nostra politica- è divenuta, senza che il corpo sociale se ne sia reso conto, poco più che carta straccia.
Esattamente come
se fossimo occupati militarmente dall'esercito di una potenza straniera
che, certa del suo dominio, lasci in vita una struttura servente di
autorità autoctone che rispondono strettamente ai suoi interessi.
Perciò,
la sovranità (in questo caso) democratica è "sospesa" esattamente come
nella parte finale della seconda guerra mondiale (anche se il mio amico
Cesare Pozzi sostiene, con seri argomenti, che la nostra situazione
assomiglia di più a quella del 1919-1922).
E questa notazione ci riporta all'ipotesi frattalica, la quale, come saprà chi ne segue gli aggiornamenti, è stata "shifted forward" di un anno rispetto alla formulazione iniziale.
Il fatto che sia stata spostata di un anno mi ha portato a verificare quale fosse l'argomento del blog esattamente un anno fa; così, per curiosità.
E, con grande soddisfazione predittivo-frattalica, ho realizzato che, esattamente il 23 febbraio di un anno fa, era un sabato, era iniziato il ciclo "Osservatorio PUD€- cronaca di un cetriolo annunciato". Ciclo che, guarda caso, riguardava il pensiero economico di Pier Carlo Padoan.
Da questa specifica serie di post
- la cui lettura integrale consiglio per fare anche un opportuno
inquadramento delle teorie economiche che ne risultano "classicamente"
esposte-, riproduciamo degli estratti significativi della visione di Padoan, con relativi commenti:
"The
EU is right in seeking a sustainable correction of fiscal imbalances. A
critical aspect that requires stronger tools in this context is the
quality of consolidation programmes. These should be centred much more
on permanently lower growth of current public expenditures, efficiency
and growth-enhancing reform of entitlements (pensions), and unemployment
support schemes (active labour market policies). A strengthening of
relevant provisions in the Stability and Growth Pact legislative texts
before Council and Parliament seems in order.
Non
si torna indietro dalla strada della compressione dei bilanci statali.
Devono essere compresse le spese correnti del bilancio dello Stato. In
particolar modo le pensioni e i cosiddetti ammortizzatori sociali.
Niente di nuovo rispetto a quanto abbiamo visto sotto il precedente
governo che attraverso la riforma delle pensioni (ed il conseguente
fenomeno degli esodati) e la riforma del lavoro, ha contribuito ad
aumentare la disoccupazione
(http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-01-08/novembre-tasso-disoccupazione-giovanile-094206.shtml?uuid=AbaPtEIH)
ed il lavoro in nero (http://www.loccidentale.it/node/119776).
...To this effect a much stronger role must be played by structural reforms. There
is a need for labour-market reforms aimed at increasing flexibility
that would allow real wages to respond more efficiently to competitive
pressures. Increasing employment rates among women and young people can
add significantly to the labour force and strengthen potential output.
Flessibilità, flessibilità,
flessibilità, anche se I dati empirici dimostrano che non esista
correlazione tra maggiore flessibilità del lavoro e maggiore occupazione
(http://keynesblog.com/2012/02/10/aumentare-la-precarieta-del-lavoro-non-produce-occupazione/),
o peggio ancora tra maggiore flessibilità e maggiore produttività del
lavoro/crescita (http://www.aiel.it/bacheca/UDINE/free/Lucidi.pdf ) .
...Moreover,
services liberalisation can boost investment including in countries
where current-account surpluses reflect a low level of investment with
respect to savings, thus addressing the structural determinants of
external payment imbalances. By opening the services sector to
competition we would create enormous opportunities for domestic
investment and productivity increases, which would translate into higher
domestic incomes, as well as strengthen our industry with lower-cost
and higher-quality services. Critical in this context is the
liberalisation and full integration of energy markets, still fragmented
into closed national gardens and controlled by national monopolists
reaping hefty rents by imposing very high costs on industry and
consumers.
Liberalizzazione,
liberalizzazione, liberalizzazione (e privatizzazione) dei servizi
nazionali perchè questo dovrebbe riflettersi in maggiori investimenti e
maggiore produttività. Diciamo che l’esperienza italiana del settore
bancario, dei trasporti autostradali, energetico e telefonico dovrebbe
forse aver insegnato qualcosa (forse a loro no) (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=590799&IDCategoria=2687 ).
A five-point strategy to ensure a good equilibrium
A
strategic response that will bring the Eurozone towards a good
equilibrium is based on five mutually reinforcing points (European
Commission 2011)1:
- Undertake credible economic adjustment in vulnerable member states.
- Establish an adequate firewall against contagion in sovereign-debt markets.
- Ensure that EU banks are sufficiently capitalised.
- Reform the framework for economic governance in the Eurozone.
- Implement policies to boost growth and address imbalances.
Substantial
progress is being made on all five elements, with a decisive
breakthrough achieved in the past three months. However, the pace of
implementation is not uniform and failure to make sufficient progress on
any single element – possibly motivated by complacency over recent
developments - would undermine the overall strategy. The possibility of
falling back towards a bad equilibrium is still uncomfortably high and
requires strong determination at the national level and high vigilance
by EU institutions.
- I
"credibili aggiustamenti economici" sono l'austerity fiscale e le
"riforme strutturali", essenzialmente tese a flessibilizzare il lavoro
con la diminuzione dei salari (acuendo la caduta della domanda interna
fino alla deindustralizzazione e vanificazione della ragione stessa
della pretesa "riforma risanatrice"..."desertificante");
- il "firewall" è la politica concordata (ESM) che addossando ulteriore indebitamento a carico di TUTTI INDIFFERENZIATAMENTE i paesi dell'euro zona,
acuirebbe il debito di "partecipanti" già indebitati e interverrebbe
comunque solo sugli effetti, lasciando in piedi i differenziali di
competitività-inflazione;
- la
"sufficiente capitalizzazione delle banche" è una "petizione di
principio": non si dice da dove potrebbe sorgere la "fiducia" per i
sottoscrittori delle ricapitalizzazioni, che, rispetto ai paesi debitori
UEM, sarebbero dunque necessariamente "esteri" data la corrente crisi
di insolvenza-liquidità; mentre farebbe ricadere, nei paesi creditori
UEM (il cui sistema bancario
certamente non ride), l'onere sugli stessi governi, aumentando,
contraddittoriamente alle premesse, il relativo debito pubblico;
- la
riforma della "governance" è un vago modo di dire che "forse", "un
poco", "quando ci sarà un accordo"...con la Germania (cioè MAI), si
dovrebbe provvedere a rendere operativo un sistema di "trasferimenti";
- la "spinta per la crescita" in questa visione, appare essenzialmente una visione di "supply side" (sussidi alle imprese, ma senza soldi per i paesi che ne veramente avrebbero bisogno, Moavero docet, e, al più, aumenti sistematici dell'IVA per cercare di tamponare le importazioni). Inutile
anche dire che "nessun progresso" sostanziale è stato fatto, e non è
provocabile da nessuna di queste misure, tanto che ormai il contaggio recessivo è arrivato, com'era inevitabile, anche alla Francia.
What a good equilibrium would look like
Figure 1 below
illustrates numerically how a ‘typical’ Eurozone country in distress
would recover. In a baseline without policy action, adverse developments
in growth, interest rates and debt mutually reinforce each other,
trapping the economy in a perpetuous downturn (notare che è accaduto esattamente il contrario ndr.) Unlimited (but
conditional) financial backstops that achieve a cut in market bond
yields of the order of 500 basis points would sunstantially slow down
the economic contraction and contain the rise in the debt burden (appunto: la realtà è risultata opposta ndr.).
Next, structural reform
that manages to close the gap from the OECD average economic performance
within 20 years would boost growth by 0.75% per year and bring support
for fiscal sustainability (OECD 2012). A once-and-for-all cut in the
primary fiscal deficit of the order of 6% of GDP would then suffice to
stabilise the debt ratio and secure sustainable growth and low interest
rates.
Importantly, in a
medium-term timeframe the trade-off between ‘austerity’ and growth
vanishes. However, as depicted in Figure 1, in the very short-run it
does exist (growth is initially lower with than without fiscal
consolidation), and this is complicating the political economy of fiscal
consolidation. This is why it is necessary for countries attempting to
escape from a bad equilibrium to be able to benefit from a ‘confidence
bridge’ through financial backstops while implementing credible
structural adjustment.
Figure 1. How a ‘typical’ Eurozone country can recover...
Qua il discorso si fa un pò misterioso: hanno lanciato là un backstop, che garantisca il debitore da immediate crisi di liquidità e insolvenza sovrana, senza menzionare l'ESM, ma probabilmente immaginando che, di lì a poco, Draghi avrebbe salvato VERAMENTE il gioco dell'OCA zoppa
("avulsa" da Mundell), cioè l'euro, attraverso il sostegno "per tutto
quanto sarà necessario" ai titoli del debito pubblico dei paesi in
crisi.
Rompendo però, nella "loro" matrice teorica, la facciata della "politica monetaria credibile", cioè che si limita a reprimere i prezzi (recte:
salari), ma guadagnando il tempo necessario a non far percepire con
eccessiva intensità nel tempo le riforme strutturali e l'austerity.
Chiariscono che il backstop-garanzia, ben oltre lo schema provvisorio di Draghi, debba strutturarsi nella "condizionalità".
Cioè bisogna comunque, per gli autori, vincolare i debitori a questi "aggiustamenti strutturali credibili"
(tagli spesa pubblica, tasse, e deflazione salariale indotta da massima
flessibilità, svendite, nonchè privatizzazioni e liberalizzazioni: non
lo elencano espressamente in questa sede ma lo ritrovate qui,) una volta calmati gli spread.
Questi ultimi, peraltro, (come termine comparativo con l'onere di interessi sostenuto da altri paesi che adottano la stessa moneta), non sono legati all'ammontare dei deficit e dei debiti pubblici, ma significano che i mercati non credono alla sostenibilità di una moneta unica che amplifica gli squilibri commerciali-posizioni creditorie tra i paesi partecipanti.
Questi ultimi, peraltro, (come termine comparativo con l'onere di interessi sostenuto da altri paesi che adottano la stessa moneta), non sono legati all'ammontare dei deficit e dei debiti pubblici, ma significano che i mercati non credono alla sostenibilità di una moneta unica che amplifica gli squilibri commerciali-posizioni creditorie tra i paesi partecipanti.
Una volta che la
garanzia+condizionalità abbia garantito l'effettuazione dei suddetti
(misteriosi) "aggiustamenti credibili", per gli autori, scatta la "nuova
età dell'oro": per 20 anni austerity fiscale e deflazione salariale
garantiranno una crescita annuale dello 0,75% (...!) all'anno,
assicurando la sostenibilità fiscale: cioè la diminuzione del debito che
calerebbe, in questa ipotesi, grazie a questa fantastica crescita "credibile" che non avrebbe certo effetti neutrali sulla distribuzione dei redditi.
E questo considerato che, per i mainstream, una crescita consentita da interventi statali di sostegno alla domanda aggregata e fruendo dei naturali aggiustamenti dei cambi flessibili, è evidentemente "incredibile": anche se adesso vaglielo a spiegare ai Aso-Abe e a Obama e poi anche ai francesi.
E questo considerato che, per i mainstream, una crescita consentita da interventi statali di sostegno alla domanda aggregata e fruendo dei naturali aggiustamenti dei cambi flessibili, è evidentemente "incredibile": anche se adesso vaglielo a spiegare ai Aso-Abe e a Obama e poi anche ai francesi.
E come lo dimostrano? Ma con la figura 1 (che vi invito ad andarvi a vedere sull'articolo in originale)!
Che non riporta i dati di come effettivamente vada l'economia che so,
della Grecia, dell'Irlanda o dell'Italia, a partire dalla crisi e
dall'adozione degli aggiustamenti credibili, ma quelli di un astratto
lungo periodo di applicazione del fiscal compact.
E avrebbe potuto benissimo basarsi sui dati effettivi, perchè in effetti le politiche di riduzione del deficit pubblico, pro-cicliche, in essenza, sono state seguite almeno dal 2011. E gli andamenti sono stati analizzati per il passato e anche in proiezione dallo stesso FMI.
E avrebbe potuto benissimo basarsi sui dati effettivi, perchè in effetti le politiche di riduzione del deficit pubblico, pro-cicliche, in essenza, sono state seguite almeno dal 2011. E gli andamenti sono stati analizzati per il passato e anche in proiezione dallo stesso FMI.
Ci parlano invece di un
ipotetico paese tipo dell'eurozona, "avulso" dalle serie storiche
effettivamente registrabili nei paesi in cui si stanno già applicando
queste teorie.
Cioè si ipotizza un
risultato, si accoppiano indici, tipo un "moltiplicatore fiscale"
rigorosamente "dedotto" sulla carta e non legato ai fattori strutturali che "nella realtà" lo determinano (secondo
il FMI!), e inevitabilmente il risultato è quello ipotizzato in
partenza. Una specie di ipotesi autodimostrativa. E si chiama
"deduttivismo".
Per capire che gli effetti
delle riforme strutturali non sono quelli ipotizzati e che l'austerity
ha invece gli effetti determinati dai "veri" moltiplicatori fiscali,
senza spendere ulteriori confutazioni teoriche, basta guardare alle ben
diverse "curve" della crescita registrate nella realtà nei paesi
sottoposti a terapia in questo studio, (lo so, è keynesiano, sarà grave?) nonchè dal FMI sopra citato, fondati sulle serie storiche registrate nella realtà, da cui si possono trarre conclusioni del tutto diverse con metodo "induttivo".
Le rispettive curve, che rinviano necessarimente a una pretesa quanto
aleatoria "crescita" nel primo caso, "stranamente", non assomigliano
affatto a quelle studiate sui dato reali: che una delle due "versioni"
non sia rigorosamente scientifica?
4) A questo quadro vale la pena di aggiungere il dossier che il blog "Appunti" di Giorgio DM ha raccolto sulle analisi e predizioni economiche di Padoan all'OCSE, sottoposte al vaglio implacabile di Krugman. Altra lettura succosa (e per noi deprimente).
Capite bene, allora, perchè abbiamo l'uomo adatto ad eseguire, in una "durevole stabilità", il "Piano" così tratteggiato:
Capite bene, allora, perchè abbiamo l'uomo adatto ad eseguire, in una "durevole stabilità", il "Piano" così tratteggiato:
Il Piano politico è, attualmente, abbastanza chiaro: lasciare passa' a nuttata per sbandierare (provvisoriamente) una ricrescita fenice, magari emersa dalle nebbie di nuovi criteri di calcolo del PIL, e, intanto, giustificare tagli alla spesa pubblica come misure per la crescita, ma senza esagarare, dato che, sempre più, in una forma strisciante, di "Hartz" all'italiana, si punterà a generalizzare la deflazione salariale sui grandi gruppi con l'intervento dei contratti di solidarietà e misure analoghe: cioè a carico pubblico (ma solo per i gruppi "importanti" agli occhi dei politici;
gli altri, le odiate PMI, saranno costretti al suicidio se non riescono
a esportare col forzato dumping salariale, ed in condizioni di credit crunch). Poi comunque si passerà a ratificare all'unanimità le vere e proprie Hartz e anche il reddito di cittadinanza che ne è il complemento direttamente adiacente.
...un imprenditore, a Piazza Pulita, dando ragione della nuova tattica
renzian-movimentista-tutti d'amore-e-d'accordo, sindacati inclusi: "ora stai in cassa integrazione a 800 -invece di 1400-, non accetteresti di riprendere a lavorare per 900?"
Ecco, il "reddito di cittadinanza" sostitutivo della cassa
integrazione, funziona esattamente così: fissa la soglia, il bench-mark
automatico - e, per di più, variabile in pejus via via che si
materializzano gli effetti del fiscal compact sui conti dello Stato-,
appena al di sopra del quale sarai costretto a lavorare dovendo pure
ringraziare (l'euro e la classe politica tutta, asservita al suo
implacabile disegno, "opposizione" inclusa).
Per mantenere gli obiettivi di gradualità nella instaurazione della Grande Società "vH", in tono ortodossamente ordoliberista, sempre più condiviso dalla generalità delle forze politiche, si farà una inevitabile super-patrimoniale, che Bundesbank predica come
provocazione per far saltare il banco, ma della cui proposizione i
nostri piddo-puddini vedranno entusiasticamente solo la parte di illusione finanziaria: quella in cui si dice che
tale misura servirebbe a correggere una disparità di distribuzione
della ricchezza "intollerabile", laddove, invece, in Italia tale
distribuzione, naturalmente al netto dei capitali dei più ricchi, da
anni spostati all'estero, è particolarmente "equa", quasi al limite dello schema ideale.
E badate, non mi importa della "fonte", perchè il calcolo, nei presupposti enunciati, è corretto: ed infatti, lo studio non parla nè del vero scandalo della distribuzione che riguarda solo il primo 3%,
- e quindi non l'intero decile investito dalla demagogia
redistributiva...basata sulla crassa ignoranza-, nè del patrimonio
occultato e non più "residente", perchè prontamente già esportato fuori
dall'Italia: perchè poi tutto si risolverà solo in impoverimento senza crescita, anzi, (come poi abbiamo visto in dettaglio) ulteriormente recessivo.
In aggiunta, sono in dirittura d'arrivo col tetto alle pensioni,
fissato su dei lordi che, attualmente, nella proposta in discussione,
includono pure le prestazioni assicurative volontarie che, col proprio
risparmio privato, il cittadino si paga da sè, espropriandolo così, a
doppio titolo, dei contributi già pagati al sistema pubblico in
sovrabbondanza, che rimarranno allo Stato (anche per la parte pagata ad
assicurazioni private): la prestazione pensionistica ne risulterà
così tagliata sia del risparmio "pubblico",a titolo di contributi
gravanti per decenni, su chi ha lavorato, per una misura di pensione che non riceverà mai, sia a titolo di risparmio privato volontario (per una prestazione che non potrà più aggiungere alla tagliata prestazione pubblica!); così s'impara.
domenica 23 febbraio 2014
Il finanziamento pubblico ai giornali non muore mai
Nonostante la crisi, la legge di stabilità aumenta i
contributi pubblici all'editoria, anche per i quotidiani politici.
Sebbene la notizia sia stata ignorata dai principali mass media nazionali,
con la manovra voluta dall'esecutivo i finanziamenti pubblici all'editoria
passano dai 137 milioni di euro dell'anno che sta per concludersi ai 175
milioni del Infatti, consultando il sito della Presidenza del Consiglio, è possibile conoscere i nomi delle testate che nell'anno 2012 hanno ricevuto i contributi pubblici maggiori. Al primo posto si trova il quotidiano della Cei, l'Avvenire, che ha incassato 4.355.324 di euro; secondo viene Italia Oggi, che ha beneficiato di 3.904.773 di euro, mentre il podio è completato dall'Unità con 3.615.894 di euro. In quarta posizione c'è un altro foglio 'comunista', ovvero Il manifesto, che ha ottenuto più di 2,7 milioni; a seguire, i leghisti della Padania si sono accaparrati 2 milioni tondi (e meno male che loro non prendono soldi da Roma...), Il Foglio di Giuliano Ferrara ha succhiato 1,5 milioni circa. Non mancano altri quotidiani di partito: il piddino Europa ha raccattato più di 1,1 milioni, l'ex aennino Secolo d'Italia un po' meno di 1 milione.
Ma quali sono i requisiti che determinano l'elargizione di contributi così generosi? Se lo sono chiesti alcuni deputati del Movimento Cinque Stelle, che hanno fatto l'esempio dell'Unità, che versa in condizioni economiche disastrose. L'ex foglio ufficiale del Pci, in effetti, nel 2012 aveva subito un crollo delle vendite del 19% rispetto al 2011, passando da 38.656 copie a 31.127. Anche dal punto di vista dei ricavi le cose non erano andate meglio: se nel 2011 ammontavano a più di 15 milioni di euro, nel 2012 superavano a stento i 12 milioni, con una perdita netta di oltre 4,6 milioni, nonostante gli ingenti finanziamenti pubblici.
Sono numeri che allarmerebbero qualsiasi azienda operante in un libero mercato, ma non l'Unità e, è doveroso dirlo, tutti gli altri giornali che percepiscono simili sovvenzioni. Un salvagente preparato direttamente dallo Stato che permette loro di estraniarsi dalla logica economica alla quale sono sottoposti i quotidiani che non godono di tali benefici e che, se non vendono, sono costretti a chiudere.
venerdì 31 gennaio 2014
giovedì 30 gennaio 2014
30 gennaio 2014
LA MAIN DANS LE SAC !
La Deutsche Bank
27 JANVIER 2014 par FRANÇOIS LECLERC |
Billet invité
En
prologue de l’examen des bilans bancaires de la BCE, l’agence
Bloomberg vient de jeter un
énorme pavé dans la mare.
Selon les résultats de son enquête, Deutsche Bank aurait dissimulé
395,5 milliards d’euros de prêts en ne les faisant pas figurer au
bilan, ce qui représenterait 19 % de la valeur des actifs qui y sont
inscrits.
Le
mécanisme de cet escamotage reposerait sur l’utilisation de
techniques complexes de compensation à large échelle et aurait pour
effet de minorer les risques encourus par la banque à l’occasion
de ses activité de prêt. On apprend ainsi que c’est notamment le
cas d’un prêt à la banque italienne Monte dei Paschi di Siena, en
pleine déconfiture. La minoration de la taille du bilan aurait
également comme effet de fausser le calcul du ratio de levier
réglementaire et de diminuer les besoins de renforcement des fonds
propres en conséquence.
La
Deutsche a déjà procédé à une augmentation de capital et à
l’émission de dettes subordonnées afin d’anticiper
l’application de la réglementation du Comité de Bâle, en
présentant des comptes qui seraient susceptibles d’avoir induit en
erreur les investisseurs. Pour sa défense et se couvrir, la banque
s’abrite derrière l’application d’une norme comptable de
l’IFRS qui ne rend pas compte du contexte.
Ni
le BaFin – le régulateur allemand – ni la Bundesbank n’ont
selon Bloomberg souhaité s’exprimer sur le sujet. Mais la question
est dorénavant posée : d’autres grandes banques européennes
utiliseraient-elles les mêmes techniques avec les mêmes effets ?
La Deutschke Bank con le mani nel sacco
La
revisione dei conti del
bilancio della BCE, eseguita dall'agenzia Bloomberg, ha gettato non
un sasso, ma un macigno
nella palude
del
mondo finanziario:
secondo i risultati dell'esame, La Deutsche Bank avrebbe occultato
395 miliardi e mezzo di euro di prestiti mettendoli fuori bilancio, somma che rappresenta il 19% del valore degli attivi che vi sono riportati.
L'escamotage starebbe
nell'utilizzo
di tecniche complesse di compensazione su larga scala e avrebbe per
effetto di minimizzare i rischi per la banca nelle sue attività di
prestito. E' questo appunto in caso – segnalato dall'agenzia –
del prestito alla banca italiana Monte dei Paschi, che si trova in
stato di avanzata decottura. Un bilancio più ristretto avrebbe
anche l'effetto di falsificare il calcolo dell'indice della
leva finanziaria e i n conseguenza di diminuire il bisogno di
rinforzamento dei fondi propri.
La
DB ha già provveduto a un aumento di capitale e all'emissione di
debiti subordinati allo scopo di anticipare l'applicazione del
regolamento del Comitato di Basilea, presentando conti suscettibili
di avere indotto in errore gli investitori. Per difendersi
dall'accusa e rimanrere coperta, la banca si nasconde dietro
l'applicazione di una norma contabile dell'IFRS che non rende conto
del contesto.
Nè
la BaFin – il regolatore tedesco – né la Bundesbank hanno
sollecitato, secondo Bloomberg, alcuna
spiegazione. Ma la domanda ormai è stata formulata: anche altre
grandi banche europee utilizzerebbero le stesse tecniche per ottebere
i medesimi effetti?
da Catia Fronzi per il MoVimento 5 stelle
domenica 26 gennaio 2014
domenica 12 gennaio 2014
Il
mito dell'unità e la pluralità del movimento
L'uso
della parola meetup nel Movimento 5 Stelle non significa una cosa
sola, ma tre o quattro.
1)
un programma telematico generalista di incontro di persone su temi e
affinità: “Fai qualcosa, condividi qualcosa”;
2)
il programma prescelto in prima istanza dal M5S per consentire ai
cittadini di discutere, informarsi, compiere azioni ispirate ai temi
del MoVimento;
3)
il gruppo locale del M5S: per esempio “il meetup di Lucera”,
ossia l'insieme dei partecipanti e/o simpatizzanti del movimento di
Grillo di quella città;
4)
ogni tipo di incontro dei grillini, anche live. “Domani sera
teniamo un meetup al Rosciolo, venite numerosi”.
Fin
dal primo momento in cui ho partecipato alle attività di un Meetup 5
Stelle, nell'ottobre del 2012, ho sempre pensato che questo strumento
fosse molto utile in due direzioni:
-
creare al proprio interno un clima di condivisione fervida e attiva
tra persone magari diverse, ma tutte interessate a uno stesso
programma di rinnovamento intelligente, onesto, robusto, sincero, del
quadro politico italiano;
-
raccogliere le mille e mille possibili forme della cittadinanza
attiva in tutta la loro feconda diversità, in un'unica rete.
Sono
subito rimasta meravigliata quando, in una delle prime riunioni, fu
proposto che di tre meetup esistenti con centro a Senigallia, si
riteneva farne uno solo. Perché ci dovrebbe essere un solo meetup
per città? Se il meetup è quello che è giusto pensare, i meetup
dovrebbero essere tanti: tanti meetup diversi, tanti cittadini attivi
per lo stesso obiettivo del rinnovamento.
Del
resto le indicazioni che provenivano da Grillo e Casaleggio erano
proprio queste: aprire meetup dappertutto, in ragione delle
iniziative dei cittadini, senza alcun accenno al limite di uno per
città. Il fatto che i meetup non venissero riconosciuti come nuclei
del MoVimento 5 Stelle incoraggiava proprio questa pluralità. Perché
i cittadini avrebbero dovuto incontrarsi tutti nello stesso posto, se
i cittadini sono tanti e le loro situazioni e necessità tante e
tanto diverse? Era nella rete che si sarebbe unificato l'apporto di
tutti, e nelle liste la politica di tutti, non nell'unicità dei
meetup.
Le
vicende della partecipazione, però, mi hanno consentito di capire
abbastanza presto che molti meetup oggi non vengono utilizzati per
quello che sono nello spirito del MoVimento, ma in molti casi come un
nucleo organizzativo simile a quello dei partiti: l'appesantimento
del non-regolamento che fa da guida all'intero M5S, la costituzione
di gruppi dirigenti locali, i processi di selezione ed esclusione
delle persone, la pretesa di essere soli e unici accreditati alla
lettura del messaggio di Grillo ne sono prove correnti. Si direbbe
che in molti meetup questo messaggio non si sia colto.
A
questo si aggiunge che anche dallo staff del MoVimento non sono
arrivati i necessari chiarimenti; anzi, i messaggi che arrivano sono
anch'essi contraddittori (almeno così a me sembrano). Perché anche
da parte loro il meetup locale viene considerato il fondamento su cui
si può innestare una lista; non serve dunque sottolineare che
vengono certificate le liste e non i meetup. Loro vogliono i figli di
una sola madre; e quando le madri sono più di una, Salomone taglia
(e a questo punto fa anche bene, ma non bisognerebbe arrivare a
questo punto).
È
ben vero che ci sono meetup molto avversi tra loro; ma è anche vero
che proprio la corsa alla certificazione della lista inacerba i
contrasti. Se si fosse mantenuta una forte pluralità di meetup
sarebbe stato molto più facile formare liste: elenchi di persone
autoproposte scelte su votazione da tutti i meetup presenti nell'area
interessata al fatto elettorale. E anche i supposti pericoli di
entrismo e infiltrazione sarebbero stati minori nella pluralità dei
meetup. In questa situazione i partiti che vogliono impedire al
MoVimento di essere presente alle elezioni locali sanno cosa devono
fare: o fanno partire un meetup loro stessi, o ne fanno partire un
altro a fianco. Lasciando crescere tanti meetup ispirati alle cinque
stelle, invece, questo non sarebbe successo e né potrebbe succedere;
perché l'unicità crea dualismo e problemi, il molteplice invece
cerca l'insieme e li risolve.
Ora
la funzionalizzazione dei meetup unici alla formazione di liste sta
producendo molti effetti indesiderabili per il MoVimento. Pur ridotta
negli importi percepiti, la carriera nel M5S è comunque
desiderabile. Chi vuole fare carriera nel M5S allora cerca di
controllare le persone del meetup e le loro attività; per farlo
organizza livelli partecipativi privilegiati ai quali promuove i suoi
sostenitori (ne bastano pochi quando il brand corre) o promette loro
di farlo; inversamente cerca di liberarsi dei concorrenti
diffamandoli o più direttamente buttandoli fuori. Avviene anche che
alcuni meetup ne rendano altri vassalli, in altre città,
condizionando la loro libera espressione e l'armonia della
collaborazione.
In
questo modo il meetup non rientra più in nessuna delle quattro
accezioni che gli danno un senso nel MoVimento, ma entra difilato in
una quinta categoria, seppure non confessata:
5)
Il meetup è una cellula, non riconosciuta come tale ma come tale
operante, nella distribuzione territoriale del MoVimento 5 Stelle.
Il
risultato finale della trasformazione del meetup in cellula, mentre
ne enfatizza da una parte l'importanza, dall'altra finisce per
inaridire enormemente la potenziale biodiversità del MoVimento. Chi
si fa chiamare “cittadino” per fluidità e assimilazione col
cittadino totale, sa in realtà che sta formando una
“metacittadinanza”. Le file dell'attivismo vengono gerarchizzate,
e in questo modo staccate dalla semplicità diretta della
cittadinanza vera. Il piacere di collaborare tra persone che si
stimano viene sostituito da obblighi impliciti alla militanza e alla
sopportazione. Sinistra e destra rinascono nel contatto e nel
contrasto dei rispettivi modi e mentalità.
E'
un vero peccato che questo succeda in un movimento che accende tante
speranze in un deserto totale di speranza. Vorrei veramente che
l'intero MoVimento si rendesse conto del possibile insabbiamento
della navigazione. Io sono per la fluidità della rete e la pluralità
delle voci. L'illusione dell'unità è in realtà il principio di
soffocamento della diversità e della singolarità di ciascuno; la
forza del movimento è quella di essere tanti e di contare ciascuno
perchè siamo diversi e il coordinamento (non l'unità) è facile e
immediato nella rete.
L'unità
è nel mito del militarismo (“l'unione fa la forza”) e in quello
del comunismo (proleari di tutto il mondo unitevi”); ma il
pensiero contemporaneo sa che l'unità-unicità è fragile e che la
bio-diversità, anche culturale, è vitale e concreto.
L'unità
vera è nell'insieme delle differenze. Bisogna essere organismi
diversificati per trovarsi intimamente integrati nella diversità.
Il movimento è plurimo per natura, e la natura è innanzitutto
movimento. Unicità e stasi sono morte.
Catia
Fronzi
mercoledì 1 gennaio 2014
In questo anno Abbiamo costituito tre gruppi di studio e lavoro:
Gruppo comunicazione;
Gruppo urbanistica;
Gruppo finanza locale.
Gruppo comunicazione.
- Abbiamo inviato numerosi comunicati ai giornali on line su vari argomenti di interesse cittadino, ottenendo molte letture e commenti favorevoli, pochi contrari;
Gruppo urbanistica.
- Abbiamo scritto sei osservazioni alla variante urbanistica prima dell'approvazione definitiva, che ancora deve venire. Questo lavoro ci ha impegnato tutta l'estate, per lo studio e la messa a punto delle proposte. Le quali riguardano la riduzione dei volumi previsti al Lungomare e in via Cellini; la trasformazione a verde dell'area del pressoché fallito Borgo delle Torri, l'invito al Comune a non costruire sulle sue proprietà in zona B per dare il buon esempio di riduzione del consumo di suolo; la proposta di non creare nuove aree commerciali - già avanzano quelle che ci sono - nei cinque parcheggi multipiano previsti; la correzione di un errore nel testo della Variante, riguardo all'esistenza dell'Ufficio Casa, già accolta dalla commissione; e la proposta di riservare l'area di Via Cimarosa per la costruzione della nuova Scuola Media Mercantini, in modo che si possa creare l'atteso Polo Scolastico Senigallia Nord. Tranne una, tutte sono in attesa di una risposta da parte del comune;
- Abbiamo partecipato alle conferenze chiamate "Lezioni di Piano", e siamo intervenuti più volte sulla stampa on line per esprimere idee e programmi radicalmente diversi da quelli che ci vuole rifilare il Comune attraverso l'assessore Ceresoni;
- Abbiamo poi preso in esame l'intera vicenda dell'ex area Sacelit-Italcementi, ricostruendo l'intera vicenda e mettendo a fuoco una serie di questioni legate al cattivo governo dei cittadini e del denaro; in particolar modo la questione niente affatto limpida delle fidejussioni;
- Abbiamo scritto e consegnato ai parlamentari del M5S il testo di un'interrogazione parlamentare che chiede che non si consenta alle società di intermediazione di garantire denaro tante volte sopra le loro possibilità, come invece fanno e hanno fatto anche nel caso Italcementi.
- Ci siamo pronunciati con forza e contro assessorato e uffici comunali, e a favore dei cittadini, sulla ingiusta riscossione dell'ICI pregressa sulle pertinenzialità edificabili e contro la finta riduzione del consumo di suolo attraverso la perequazione e i fantomatici diritti edificatori, anticipando in questo i contenuti della proposta di legge urbanistica Terzoni, Cecconi Gruppo finanza locale.
- Abbiamo cominciato a studiare il bilancio comunale, tecniche e contenuti. Abbiamo anche sottolineato come alcuni contributi sono stati dati a società economiche, cosa che, per quanto ci costa, non si può fare;
Insieme concordemente senza bisogno di istituire specifici gruppi di studio e lavoro:
- Abbiamo fatto un banchetto a difesa dell'articolo 138 della Costituzione;
- Alcuni di noi hanno preso parte alle manifestazioni dei forconi.
- Abbiamo fatto di tutto e di più per favorire l'unificazione dei sostenitori del M5S a Senigallia.
- Molte idee stanno fermentando e molte iniziative le seguiranno, a diretto contatto con le condizioni di vita dei cittadini. Tutto questo lo abbiamo fatto con le forze di tutti i partecipanti al Meetup, molto di più potremmo fare il prossimo anno se avremo il tuo aiuto.
Senigallia 5 Stelle cittadini punto e basta
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